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"Essere terapeuti. Forza e fragilità dello psicoterapeuta e della psicoterapia" di Giuseppe Vinci

Il libro vuole condensare e mettere in risalto, naturalmente dal mio punto di vista, gli aspetti essenziali, i nuclei più profondi e importanti della psicoterapia, questo complicato e prezioso lavoro che è uno dei tanti doni della modernità.

Il primo nucleo essenziale riguarda la responsabilità grande che lo psicoterapeuta ha nei confronti di chi prova ad aiutare. Egli, infatti, entra nella vita di persone che almeno in quella fase vivono una condizione di fragilità, o di confusione, o di dolore e dunque sono vulnerabili.
Questo impone allo psicoterapeuta la necessità di essere attento a sé stesso, al proprio funzionamento, per essere massimamente attento a chi a lui si rivolge.

Un secondo elemento essenziale del lavoro psicoterapico è il rifiuto dei giudizi veloci, quelli che nella salute mentale diventano a volte diagnosi affrettate e stupide, che condannano chi le riceve a una definizione di sé sempre incompleta e quasi sempre sbagliata, e condannano il terapeuta alla incomprensione di chi gli sta davanti. La diagnosi è talvolta una “etichetta ignorante”, che dice poco della persona viva cui si riferisce, e dunque in fondo inutile, ma non per questo meno dannosa, nelle sue conseguenze.

Un terzo nucleo essenziale del libro parte dal convincimento del nostro essere, tutti, niente altro che relazioni: relazioni con gli altri, a cominciare da chi ci ha messo al mondo, ma anche con ogni altro elemento dell’ambiente: l’aria, la terra, la cultura cui apparteniamo, le città che abitiamo. Siamo nodi di una stessa infinita rete, e per questo il prendersi cura di tutto ciò che ci sta intorno, ambiente e persone, e prendersi cura di sé stessi sono la medesima cosa.

La delicatezza e l’importanza del ruolo chiedono allo psicoterapeuta di restare consapevole dei suoi limiti personali, della sua ignoranza di tanti aspetti delle persone che ha di fronte – come di tanti aspetti propri. Accettando la presenza in sé del proprio lato oscuro, cioè di quei sentimenti negativi (la rabbia, l’odio, l’invidia, per esempio) che devono essere visti e compresi, per non diventare ostacolo all’aiuto professionale che si vuole dare.
Lo psicoterapeuta non è una persona migliore del suo paziente, è solo un professionista che è tanto più competente quanto più è umile.

Infine, il suo lavoro insegna ogni giorno allo psicoterapeuta la necessità e l’utilità, per il bene di ciascuno e di tutti, di dare voce a chi ha meno potere, a causa delle sue condizioni sociali o di salute, di età o di genere, di orientamento sessuale o del suo essere in quel momento privo della libertà. Questa possibilità gli dà anche una grande e impegnativa – ma bella – responsabilità sociale: quella di dare testimonianza di quelle realtà, contribuendo così, nel suo piccolo, al cammino della civiltà.

Allegati:
Scarica questo file (Essere terapeuti - pagg. I-XXIV.pdf)Anteprima[Leggi le prime 30 pagine del libro]344 kB
Scarica questo file (Recensione Essere Ter. di R. Mazza e G. Cambiaso.pdf)Recensione[Leggi la recensione di Gianni Cambiaso e Roberto Mazza]97 kB
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